L’Incontro con il Reiki
Si dice che, se si è destinati, non è necessario cercare Reiki perché sarà Reiki a venire da te. Per raccontare il mio incontro con il Reiki, devo regredire a settembre del 2005 quando, stanca di studiare per concorsi pubblici di enti locali o di aspettare di sostituire qualche maternità fruendo delle graduatorie di merito, comprai un settimanale locale di annunci economici per trovare uno di quei lavori che dovrebbero essere destinati agli studenti o ai giovani freschi di laurea o di maturità e che invece, troppo spesso, le donne si trovano a svolgere perché nel mercato del lavoro non c’é nient’ altro. Nel call – center, che proponeva corsi di P.C. a tutti gli utenti del triveneto, ero tra le favorite del team. Infatti, col tempo, scoprii di essere una privilegiata che, a differenza di altre, aveva libero accesso alle patatine e alla coca cola che offrivano soccorso nei momenti e nelle giornate difficili per il mercato.
Pierluigi C. il mio primo Master Reiki
Così, continuando a lavorare col telefono, un giorno contattai il ristorante di un mio compagno di giochi dell’asilo e della scuola elementare . Il Master Reiki Pierluigi – Gigi – B.B. , scomparso l’8 ottobre 2017, da anni praticava reiki per sé e per altri, e da altrettanti anni era vegano. Lo andai a trovare nella sua trattoria insieme a mia sorella. Dopo decenni che non lo incontravo fisicamente, appena entrata in cucina , lo vidi che mi sorrideva mentre affettava qualcosa con la sicurezza e la maestria da chef ma, non feci in tempo a salutarlo perché svenni. Lui mi ridestò trattando alcuni punti della pianta del mio piede. Poi, mi mise una mano sul chakra della corona e mentre, la allontanava scrollandola con forza verso terra come se dovesse liberarla da appiccicose ragnatele, mi disse di buttare via tutto ciò che non andava bene nella mia vita. In seguito, trascorsi una serata con lui: ridendo come matti ricordando la nostra infanzia ed ascoltando con grande interesse le sue dissertazioni sul “lavorare con le energie” : argomento su cui mi ero imbattuta spesso ma senza avere una descrizione dettagliata come quella data da B.B.
Antigeni e Anticorpi . I due vocaboli di Emilio
Dopo qualche mese di caos la mia vita fece un reset. Alla fine del 2006, iniziai a lavorare in ospedale dove provavo un’ inaspettata gioia nel portare un po’ di conforto agli ammalati, regalando uno dei miei sorrisi . Ed è proprio in ospedale che , quando da fumatrice accanita di allora cercavo qualsiasi scusa per uscire insieme alle sigarette, ho incontrato Emilio. A quel tempo, era un uomo brizzolato sui 50 anni, di statura media e un fisico apparentemente allenato, le sue rare risate sembrava fossero prive di autentica ilarità.
Intratteneva una collaborazione contrattuale esterna con l’asl, in squadra con altre tre persone, occupandosi di tutta la parte tecnico-pratica della banca tessuti della stessa sanità locale che, per merito della competenza tecnica esclusiva nel raggio di svariati km, serve territori interprovinciali. Durante una mattina soleggiata, Emilio si avvicinò, accompagnato dai suoi soci, tabagisti pure loro, formando insieme a me un capannello sbuffante di voluttuosi turbini di fumo di sigaretta. Dopo essersi presentato, per l’ennesima volta, come tecnico della banca tessuti ed avermi spiegato in cosa consistesse il suo mestiere che ha sempre descritto come una sorta di missione, non so come , guidò la mia attenzione verso due vocaboli che si preoccupò di ripetere in diversi contesti: “anticorpi” e “antigeni”. Suppongo che mi confuse appositamente, perché cercai in diversi modi di capire e seguire ciò che mi stava dicendo. Tentai di ragionare e afferrare il filo di quanto mi stava comunicando, in fondo una maturità in chimica industriale deve pur servirmi a qualche cosa ma, ogni qualvolta mi sembrava di avere raggiunto la sua mente, Emilio evitava di dare conferma alle mie congetture e cambiava direzione, disorientandomi nuovamente con altri argomenti e gettandomi ancora in uno sconosciuto e più lontano caos. Rimasi talmente annebbiata e alla stessa stregua incuriosita che, arrivata a casa, al solito, feci una ricerca su google, digitando: “antigeni ed anticorpi”. I risultati più immediati mi condussero dritta in una pagina web che, oltre a dare esaustive e chiare spiegazioni a questi termini, affrontava disinvolta tematiche relative a : la medicina olistica, il lavorare con le energie, il reiki e altre cose che sono di mio interesse.
Per un paio di giorni, le mie elucubrazioni ruotarono attorno a questi eventi, mi rimbalzavano nella mente domande su quanto era accaduto con Emilio. Come faceva a sapere che da tempo il reiki continuava a riproporsi nella mia vita nonostante mi ostinassi ad ignorarlo? Come poteva conoscermi, al punto tale, da intuire che avevo bisogno di un input simile? Coincidenze? Non credo, è chiaro che le due parole chiave da lui suggeritemi, ineluttabilmente, mi avrebbero condotta a quella pagina, perché i motori di ricerca web funzionano proprio in tal modo: precise e determinate parole chiave conducono, in modo certo, esclusivamente a determinati e precisi siti .
Gassho – Mani Giunte
Non persi tempo e andai nella mia libreria a comperare un libro: “Il manuale illustrato del reiki” di Mikao Usui e Frank A. Petter , oggi consultando, ancora, la stessa pagina web ho scoperto che viene citato proprio il reiki di Mikao Usui ma, la scelta d’acquisto, che feci allora, fu casuale, davvero. Lessi d’un solo fiato l’intero libro, piangendo copiosamente per l’amore incondizionato che contiene e trasmette , commovendomi con un sentimento di resa perché capii che quel genere d’amore incondizionato si incastra perfettamente con me e con tutti gli indizi che avevo fino ad allora acquisito sulla mia vita.
Per la prima volta, una sera mi misi a fare “gassho” : una meditazione che si esegue a mani giunte davanti al petto, inginocchiati e seduti sui propri talloni, con la schiena diritta, il capo rilassato immaginato appeso ad un pallone gonfiato d’elio e la mente concentrata sul punto d’unione delle dita medie, fino a raggiungere il vuoto di pensieri. Sentii un grande calore, la mia spina dorsale sembrava fosse unita ad una specie di fune senza inizio né fine che mi faceva ondeggiare il busto a destra e a sinistra, a volte dolcemente, talvolta con più vigore. Durante la notte mi svegliai all’improvviso e mi accorsi, andando in bagno, di avere la testa strana, diversa dal solito, quasi rintronata. La mattina successiva ebbi la sensazione che sulla sommità del mio capo si fosse aperto un canale in continuo collegamento col cielo, come se, da una sorta di tubo, la mia energia uscisse indotta da una pompa a vuoto. Sembrava che tutto , compresa me stessa, fosse completamente diverso , anche se nulla era cambiato.
Iniziai , quindi, a meditare ogni sera per tre mesi di seguito. Ben presto, mi accorsi: di avere acquisito l’agilità e i riflessi di un felino, se mi capitava che qualcosa tentasse di sfuggirmi dalle mani per cadere riuscivo ad afferrarla velocemente, all’ultimo istante, senza sbagliare mai un colpo, credo di non avere mai lavorato così efficacemente e battendo tutti sul tempo e senza errori o mancanze; di avere le punte delle dita delle mie mani di continuo calde, magnetizzate, se le ponevo vicino o a contatto con qualsiasi cosa o persona sentivo fluire una corrente, un flusso energetico che usciva dalle dita; che la mia creatività era aumentata notevolmente, cucivo e confezionavo i miei abiti meglio e più in fretta; di leggere e intuire con fluidità e senza inibizioni le mie sibille e interpretare molto meglio i tarocchi.
Le cicatrizzazioni, credo siano il lato vincente, forse solo la punta dell’iceberg, dei trattamenti reiki, almeno per quanto concerne le guarigioni fisiche. Lo ho verificato direttamente su me stessa, quando ho visto cicatrizzare, in tempi molto più brevi, delle banali escoriazioni o piccoli tagli causati da altrettanto banali incidenti domestici: da un giorno all’altro passava tutto, come un miracolo. E quanto sopra in concomitanza con i miei continui appuntamenti serali di meditazione a mani giunte.